LAURA CERRI
Geofisica per l'archeologia
LA PROSPEZIONE MAGNETICA IN ARCHEOLOGIA
Le prospezioni geofisiche, tra le quali rientra il metodo magnetico, sono metodi di indagine non distruttivi che hanno lo scopo di individuare siti antichi, strutture e oggetti sepolti nel terreno non più visibili in superficie. Dall’interpretazione ed elaborazione dei dati acquisiti con i metodi della geofisica applicata all’archeologia è possibile ottenere informazioni utili prima dello scavo archeologico. L’applicazione di queste indagini permette di rilevare la presenza di murature, fornaci, fossati, paleo-alvei e altre strutture che hanno lasciato una loro traccia nel terreno. In tal senso la prospezione geofisica può essere considerata come una fase di ricerca pre-scavo, permettendo di definire l’estensione delle aree da investigare e le loro potenzialità, con un notevole risparmio di tempo e di risorse economiche. La prospezione magnetica è una delle tecniche d’indagine più diffuse e applicate nel campo della ricerca archeologica in quanto si tratta di una tecnica non distruttiva caratterizzata da rapidità di esecuzione ed economicità nell’impiego.
Il rilevamento magnetico si basa sull’individuazione dei cambiamenti del campo magnetico terrestre causati dalla variazione della geologia del terreno o dalla presenza nel sottosuolo di strutture ed oggetti che possono dar luogo ad anomalie. L’individuazione delle anomalie magnetiche relative a strutture sepolte nel terreno è resa possibile grazie a due fenomeni: il contrasto di suscettività magnetica e la magnetizzazione termorimanente. Il primo fenomeno si basa sulla differenza tra le proprietà magnetiche della sorgente anomala e quelle del terreno nel quale la struttura è inglobata. Il contrasto tra sorgente anomala e il terreno circostante varia a seconda del tipo di materiale impiegato nella costruzione, esistono infatti dei materiali definiti magnetici, come le rocce di origine magmatica (basalto, granito, tufo ecc.) e i metalli, il cui largo uso nell’edilizia antica permette di individuare le strutture costruite con questi tipi di materiali, in particolare murature, edifici, strade e condutture sotterranee. Il secondo fenomeno, quello della magnetizzazione termorimanente, si basa sulla caratteristica dei materiali di assumere una magnetizzazione permanente dopo essere stati sottoposti a temperature molto elevate. Ad ogni classe di materiale corrisponde una temperatura, detta di Curie, al di sopra della quale il materiale perde le sue caratteristiche magnetiche che vengono riacquistate, in forma permanente, durante la fase di raffreddamento. Questo fenomeno permette quindi l’individuazione di determinate strutture nelle quali il materiale utilizzato è stato sottoposto a temperature molto elevate, come fornaci e muri in mattoni. Per le prospezioni magnetiche in campo archeologico uno strumento molto utilizzato è il gradiometro fluxgate che effettua misurazioni attraverso due sensori posti lungo un sostegno amagnetico e dotato di una memoria interna che consente di registrare e memorizzare migliaia di rilevamenti. Sul campo il lavoro avviene con un’acquisizione dei dati eseguita lungo profili paralleli all’interno di quadrati che ricoprono l’intera area da investigare e le cui dimensioni possono variare a seconda degli obbiettivi e dei tempi della ricerca (10 m, 20 m e 30 m di lato). I dati registrati dallo strumento vengono in seguito riversati nel PC e visualizzati ed elaborati attraverso uno specifico software.
Le prospezioni geofisiche, tra le quali rientra il metodo magnetico, sono metodi di indagine non distruttivi che hanno lo scopo di individuare siti antichi, strutture e oggetti sepolti nel terreno non più visibili in superficie. Dall’interpretazione ed elaborazione dei dati acquisiti con i metodi della geofisica applicata all’archeologia è possibile ottenere informazioni utili prima dello scavo archeologico. L’applicazione di queste indagini permette di rilevare la presenza di murature, fornaci, fossati, paleo-alvei e altre strutture che hanno lasciato una loro traccia nel terreno. In tal senso la prospezione geofisica può essere considerata come una fase di ricerca pre-scavo, permettendo di definire l’estensione delle aree da investigare e le loro potenzialità, con un notevole risparmio di tempo e di risorse economiche. La prospezione magnetica è una delle tecniche d’indagine più diffuse e applicate nel campo della ricerca archeologica in quanto si tratta di una tecnica non distruttiva caratterizzata da rapidità di esecuzione ed economicità nell’impiego.
Il rilevamento magnetico si basa sull’individuazione dei cambiamenti del campo magnetico terrestre causati dalla variazione della geologia del terreno o dalla presenza nel sottosuolo di strutture ed oggetti che possono dar luogo ad anomalie. L’individuazione delle anomalie magnetiche relative a strutture sepolte nel terreno è resa possibile grazie a due fenomeni: il contrasto di suscettività magnetica e la magnetizzazione termorimanente. Il primo fenomeno si basa sulla differenza tra le proprietà magnetiche della sorgente anomala e quelle del terreno nel quale la struttura è inglobata. Il contrasto tra sorgente anomala e il terreno circostante varia a seconda del tipo di materiale impiegato nella costruzione, esistono infatti dei materiali definiti magnetici, come le rocce di origine magmatica (basalto, granito, tufo ecc.) e i metalli, il cui largo uso nell’edilizia antica permette di individuare le strutture costruite con questi tipi di materiali, in particolare murature, edifici, strade e condutture sotterranee. Il secondo fenomeno, quello della magnetizzazione termorimanente, si basa sulla caratteristica dei materiali di assumere una magnetizzazione permanente dopo essere stati sottoposti a temperature molto elevate. Ad ogni classe di materiale corrisponde una temperatura, detta di Curie, al di sopra della quale il materiale perde le sue caratteristiche magnetiche che vengono riacquistate, in forma permanente, durante la fase di raffreddamento. Questo fenomeno permette quindi l’individuazione di determinate strutture nelle quali il materiale utilizzato è stato sottoposto a temperature molto elevate, come fornaci e muri in mattoni. Per le prospezioni magnetiche in campo archeologico uno strumento molto utilizzato è il gradiometro fluxgate che effettua misurazioni attraverso due sensori posti lungo un sostegno amagnetico e dotato di una memoria interna che consente di registrare e memorizzare migliaia di rilevamenti. Sul campo il lavoro avviene con un’acquisizione dei dati eseguita lungo profili paralleli all’interno di quadrati che ricoprono l’intera area da investigare e le cui dimensioni possono variare a seconda degli obbiettivi e dei tempi della ricerca (10 m, 20 m e 30 m di lato). I dati registrati dallo strumento vengono in seguito riversati nel PC e visualizzati ed elaborati attraverso uno specifico software.